Massimo Raganato

“Devo in gran parte alla scuola in carcere e al carcere come scuola di vita se oggi mi sento un uomo completamente rinnovato”

Mi chiamo Massimo Raganato, ho 50 anni. Gli ultimi undici li ho trascorsi in carcere.
La mia vita si è persa quando ero ancora un ragazzo, tra sentieri e viottoli in cui ho smarrito il senso dell’orientamento e, alla fine, anche me stesso. Molti anni sono passati dal giorno in cui ho sentito chiudersi il cancello di ferro pesante alle mie spalle e ho avuto la sensazione di essere entrato in un tunnel infinito. Dopo qualche tempo però ho capito che il carcere in cui ero stato mandato non era un luogo di punizione, ma paradossalmente un posto in cui si respirava un’umanità fino ad allora a me sconosciuta.

 

Tra le tante attività che mi sono state proposte nel mio cammino di espiazione e rinnovamento, la scuola è di sicuro quella che mi ha segnato di più. Mi ha aiutato a mettermi costantemente alla prova, ad imparare l’umiltà di sottopormi a verifica, a riconoscere errori e limiti.  Ma soprattutto la scuola in carcere per me è stata una porta che si è aperta e che ha reso finalmente libera la mia mente. Perché la vera libertà non è l’assenza di sbarre fisiche. La vera libertà sta nella nostra mente e nel nostro animo e consiste nel riappropriarsi della propria dignità e del nostro vero valore di uomini.

 

L’anno scorso mi sono laureato in Scienze dell’Educazione all’Università degli Studi della Calabria, forse il traguardo più importante della mia vita. Da qualche mese svolgo un periodo di formazione presso una casa di cura per lungodegenti. Mi occupo di persone con disabilità mentali, le aiuto a ritrovare i ricordi, le emozioni, nonostante il dolore e la sofferenza in cui si rinchiudono come a rovistare nelle proprie viscere.

 

Devo in gran parte alla scuola in carcere e al carcere come scuola di vita se oggi mi sento un uomo completamente rinnovato.