“Studiare è la mia passione e anche recitare.
Con un gruppo di giovani rifugiati ho fondato il collettivo artistico Giocherenda. Il mio sogno è fare qualcosa per il paese che mi ha accolto”
La mia vita in Mali era serena: amici, studio, un certo benessere, una famiglia affettuosa. Ma alla morte di mia madre tutto si è rapidamente trasformato in un incubo. Le circostanze mi hanno costretto ad andare via. Ho preso la strada verso l’Algeria, ho dovuto adattarmi a fare qualsiasi mestiere, duro e umile.
Ma spesso nemmeno questo bastava e allora sono ripartito per la Libia.
Lì ho conosciuto l’arroganza di uomini che ci trattavano come scimmie, come schiavi. Dovevo fuggire ancora, attraversare il mare.
Seppi di naufragi, ma oramai era tardi: indietro non si poteva tornare.
Quando sono arrivato in Sicilia ero solo, ma ho trovato una nuova famiglia fatta di tante persone con le quali non avevo legami di sangue: altri ragazzi che avevano fatto il mio stesso viaggio, insegnanti, educatori, amici italiani.
Ho ripreso a studiare con determinazione, prima al CPIA e poi mi sono preparato a fare il salto per frequentare direttamente il III anno del Liceo scientifico. Studiare è la mia passione e anche recitare. Ho tradotto nella mia lingua madre brani dell’Odissea e interpretato la parte di Ulisse. Con un gruppo di giovani rifugiati ho fondato Giocherenda, un collettivo artistico che inventa giochi narrativi e cooperativi. Vogliamo portare gioia, fantasia e condivisione e trasmettere con la nostra esperienza che ci si può rialzare nonostante tutto, essendo liberi e uniti. Il mio sogno è creare un’azienda per dare lavoro ai giovani italiani disoccupati.
Voglio fare qualcosa per il paese che mi ha accolto.