Abo Muammar Ihab

“Il mio desiderio era quello di integrarmi e ho iniziato studiando e imparando l’italiano, che è stata la porta di accesso per scoprire un Paese meraviglioso, al quale mi sento molto legato.”

Mi chiamo Abo Muammar Ihab e sono nato nel 1983 in Palestina, nella striscia di Gaza. Lì sono cresciuto in una situazione di perenne insicurezza, divisione, ingiustizia, a causa dell’occupazione israeliana. Ho studiato la legge islamica e ho sempre creduto che le religioni possono costruire ponti e non muri tra le persone.

 

Nel 2008 un bombardamento ha distrutto la mia casa, ucciso mio padre e ferito i miei fratelli.
Così ho lasciato la mia terra e sono emigrato in Egitto, ma anche da lì sono dovuto scappare, per non subire il ricatto di alcuni uomini delle forze dell’ordine che minacciavano di arrestarmi se non li avessi pagati. L’accusa? Il solo fatto di essere originario di una città che era controllata da Hamas.

Ho attraversato a piedi il deserto e le montagne per arrivare in Libia, un viaggio pericoloso e drammatico, ma quello che mi aspettava lì era ben peggio: chiusi in un enorme capannone dormivamo a terra uomini, donne, bambini, in condizioni igienico sanitarie orribili. Maltrattamenti e ricatti erano il nostro pane quotidiano.

Mia madre vendette l’oro della sua dote di matrimonio per comprare il mio rilascio e una volta fuori mi sono imbarcato per raggiungere l’Italia. Un viaggio che stava per finire in tragedia e se non fosse stato per la Guardia Costiera italiana che ci ha salvati e portati a Lampedusa, sarei morto nel Mediterraneo, come migliaia di migranti in questi anni.

 

La mia vita in Italia è iniziata a Castelnuovo di Porto, vicino Roma. Il mio desiderio era quello di integrarmi e ho iniziato studiando e imparando l’italiano, che è stata la porta di accesso per scoprire un Paese meraviglioso, anche dal punto di vista storico e culturale, al quale mi sento molto legato.

La mia fede e i miei studi coranici hanno fatto sì che diventassi il punto di riferimento per la preghiera di tutti i musulmani accolti al CARA di Castelnuovo di Porto gestito dalla cooperativa Auxilium, che in ogni sua struttura in Italia riserva uno spazio per la preghiera per i musulmani e organizza momenti di condivisione aperti a tutti, sia in occasione delle feste cristiane che per le feste delle altre religioni. Questo genera un sentimento di rispetto reciproco, di dialogo, di amicizia. Un sentimento che è diventato entusiasmo quando è venuto Papa Francesco il 24 marzo 2016 in visita al CARA Auxilium. Aver incontrato Francesco, che qual giorno lavò i piedi anche a tre musulmani, aver ascoltato le sue parole sulla fratellanza tra gli uomini, è uno dei ricordi più belli della mia vita.

 

Tre anni fa sono stato assunto da Auxilium come operatore e oggi lavoro a Mondo Migliore, il centro di accoglienza ai Castelli Romani. Accompagnare le persone migranti nello stesso cammino che ho compiuto io, aiutarle a superare il vissuto che hanno alle spalle, a rimuovere le diffidenze, anche attraverso la scuola e lo studio della lingua italiana, è un lavoro che mi piace, perché mi fa sentire utile alla società e alla convivenza tra le diverse culture.